Gianfranco De Palos
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Nel “Paese dell’infanzia immobile”
Il poeta e critico Domenico Cara sintetizza, in modo mirabile, nel titolo “Il farsi luce”, quello che per lui è il senso profondo dell’opera artistica di Gianfranco De Palos. In questa felice espressione la sostantivazione del verbo infinito ‘farsi’ esprime bene sia l’assolutezza della natura particolare di quel tipo di Luce, sia la profondità insondabile della nascita della Luce stessa.

Proseguendo su questa scia critica a me viene da chiedermi dove ci porta questa Luce, cosa va a rivelare nel suo gesto di illuminazione (oltre all’importanza già esaustiva del dettato critico del Cara).

Ed è così che, ripensando (anzi, ‘rivedendo interiormente’) le circolari pittosculture, le articolate medaglie, i lunari gioielli, gli sfumati disegni, le luminescenti ceramiche, i geometrici dipinti, le misteriose e aurate sculture, i titoli poetici di varie di queste opere (‘Il tempo dipinto’, ‘ il vuoto graffiato’ ‘le dimore dell’occhio’ ‘l’occhio del tempo’ ‘l’anima fugge dal cerchio’ ,‘verso la voce’), ebbene, ripercorrendo tutti questi tesori miniaturistici, ho la visione di dove ci porta quel ‘farsi luce’, cosa va a rivelare o, forse, a ‘disseppelire’: quel farsi luce ci prende gentilmente, sottovoce, per mano e ci introduce in quello che Gaston Bachelard definisce “il paese dell’Infanzia Immobile”.

Infatti, cosa c’è di più fondante, irremovibile, perenne, del paese dell’Infanzia, anche se quasi sempre questo paese sembra sepolto nel regno assoluto dell’oblio, della rimozione, della dimenticanza?

Così, nelle opere di De Palos, intravedo un ripescaggio quasi miracoloso (tanto è raro) della dimensione dello stupore dell’infanzia di fronte alla luce, ai colori e alle forme del mondo e dell’universo; un ripescaggio di quello sguardo che proviene dalla dimensione dell’Anima e del divino, dimensione che, nell’in-fante, è ancora scoperta, a nudo, non ancora incapsulata dalla maschera della personalità, che, col tempo delle esperienze sociali, va formandosi.

In tutte le opere, infatti, c’è una limpidità implosiva ed esplosiva insieme, una resa, quasi, di fronte alla in-genuità del colore puro, steso senza mescolamenti o con-fusioni.

E’ così che l’inquietudine umana sembra spazzata via, come oscura nuvola, da un colpo di vento, per permettere l’approdo luminoso ad un “celeste” tutto proprio, esclusivo, di questo artista.

Anche gli altri colori – da sguardo d’infanzia- scandiscono lo spazio in forme apparentemente solo geometriche; in realtà, queste forme rettangolari, più spesso circolari, della geometria hanno quell’essenziale che tutti i grandi pensatori, nel corso dei secoli, hanno saputo cogliere in essa: i riflessi del divino tradotto in armonie matematiche, tipiche delle dimensioni cosmiche, stellari...; una ricerca, questa delle corrispondenze geometriche, che fa ripensare a quella del grande Baschenis, coi suoi strumenti musicali disposti in modo da formare richiami e giochi geometrici, ispirati al pensiero di Pascal.

Quanto alla ‘purezza’ nel modo di usare il colore dal De Palos (specie il ‘suo’ celeste) essa non vive da sola nelle opere di questo artista: convive infatti con lei una dimensione del ‘cangiante’ che squilla la vita della Luce e resuscita le luminosità interiori dell’Infanzia (intesa come dimensione profonda della Psiche: piedistallo immobile degli infiniti vissuti affettivi e mentali. Si crea così un circuito emotivo cristallino fra la radice dell’infanzia e i rami della chioma dell’albero del Presente. E’ così che si esce da una visione complessiva delle opere di De Palos con un senso di interezza, di integrazione fra le dimensioni dell’io infantile e del Sé superiore.

Le penombre, rare ma sapienti, sono lasciate in un metaforico dietro , in sottili fessure che esaltano, per contrasto, il predominio della Luce e del colore, regalando – così- il senso della rivelazione improvvisa, tipico dello sguardo d’infanzia e riportandoci – così- in quel “Paese dell’Infanzia Immobile” che è forse l’ultimo che ci rimane... vivibile.

Marisa Brecciaroli
ottobre 2009

g.depalos@libero.it